La scrittura speculare

Oggi in Atelier Giocoimparo arriva Nicolò, per parlarci della scrittura speculare. Questo è l’unico caso in cui uso il vero nome di battesimo del bambino (ma ciò non lo rende riconoscibile) e dopo capirete il perché.

Nicolò è un allegro bambino moro di 5 anni, che ho conosciuto durante un Laboratorio Linguistico in una scuola d’Infanzia.

Il suo caso è molto interessante perché insegna a tutti noi, terapisti e insegnanti, che non bisogna mai dare nulla per scontato.

Nicolò è un bambino che nel laboratorio linguistico funzionava benissimo: molto partecipe, rispettoso delle regole, collaborante, rapido e preciso nelle risposte, durante le varie attività.

Le sue insegnanti lo avevano scherzosamente soprannominato “il Papa”, ad indicare la forte personalità e soprattutto la sua grande competenza linguistica, caratterizzata da un ampio vocabolario, anche di parole di bassa frequenza d’uso.

Come tutti i suoi compagni del Laboratorio, Nicolò ha effettuato, a inizio e fine laboratorio, il test sul livello di concettualizzazione del codice scritto* di cui, come vi avevo promesso in un precedente incontro, torniamo a parlare più dettagliatamente.

Dagli studi di Ferreiro e Teberonsky **, è emerso che tutti i bambini attraversano 5 livelli di concettualizzazione della scrittura che consistono in:

 

1. fase degli scarabocchi (o globale pre-convenzionale)

2. Sillabico pre-convenzionale

3. Sillabico convenzionale

4.Sillabico alfabetico

5. Alfabetico

Queste tappe ben precise non avvengono per tutti i bambini nello stesso momento. Bambini della stessa età, in base anche alla loro esposizione alla lingua scritta, possono trovarsi a livelli diversi di concettualizzazione, livelli che è utile che l’insegnante della scuola primaria conosca per potersi inserire consapevolmente, utilizzando strumenti e strategie adeguate.

Questo significa che all’interno della stessa classe, omogenea per età, possono esserci bambini con livelli differenti di concettualizzazione del codice scritto, che è bene conoscere per permettere, a chi si trova ai primi stadi, di usufruire di tempi più lunghi e maggiori attenzioni per l’acquisizione del codice alfabetico.

Tornando al nostro Nicolò, la cosa che non ci aspettavamo dal suo test è che la sua scrittura fosse marcatamente speculare. Anche perché lui aveva imparato a scrivere il proprio nome in modo corretto, come potete vedere dai suoi elaborati, in quanto lo aveva memorizzato come un “disegno”, da fare in quel preciso modo.

Uso il termine “marcatamente” in quanto, nel bambino pre-scolare e ancora durante i primi approcci alla scrittura, la specularità di alcune lettere e numeri è fenomeno piuttosto tipico e non preoccupante. Ragion per cui le sue maestre, non avendo mai fatto un test così specifico, non avevano mai avuto modo di sospettare qualcosa di diverso dagli altri bambini.

Nel caso di Nicolò però, la sua scrittura aveva caratteristiche che meritavano una particolare attenzione, visto il suo prossimo ingresso in scuola primaria.

Inoltre, dalla prima alla seconda valutazione (inizio laboratorio/fine laboratorio), la sua grafia era cambiata rispetto al tratto e all’orientamento sul foglio ma era rimasta invariata rispetto alla specularità, come si può notare dai 2 test riportati.
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Questo esempio ho voluto portarlo in Atelier Giocoimparo per sottolineare la necessità e il dovere professionale di non trascurare nessun elemento che possa darci informazioni importanti, per permettere a chi di dovere di attivarsi nel modo più corretto, a sostegno delle difficoltà riscontrate.

Un semplice test ci ha permesso di evidenziare le fatiche di Nicolò, così ben camuffate da un vocabolario particolarmente ricco e da competenze generali più che adeguate, rispetto all’età.
 

  • tratto da Giochi linguistici e prevenzione ai DSA, Giocoimparo
  • * Ferreiro E, Teberosky A., La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti Barbera, Firenze

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