Mela non è una verdura, vero?

Oggi in Atelier Giocoimparo arriva Leo per parlarci dell’importanza dell’educazione linguistica, fondamentale prerequisito della letto-scrittura.

Quando un bambino entra in scuola primaria, deve possedere buone competenze metafonologiche e linguistiche, non solo per poter accedere agli apprendimenti disciplinari in modo sereno ma soprattutto per aver maturato una buona dose di senso di auto-efficacia e auto-efficienza.

Con Leo, un simpatico bimbetto dagli occhiali rossi,  che frequenta il secondo anno di scuola Primaria, e che è arrivato da me a metà dello scorso anno, abbiamo fatto un lungo lavoro di educazione del linguaggio, sia metafonologico sia linguistico, in collaborazione con la famiglia e la scuola.

A lui mancavano quasi del tutto questi importanti prerequisiti e, come logica conseguenza, la lettura e la scrittura faticavano ad arrivare.

Leo accumulava sempre più distanza tra le competenze dei compagni e le proprie e si percepiva come un bambino incapace e poco intelligente.

Il lavoro di squadra che abbiamo fatto gli ha permesso di recuperare quasi tutto il gap e anche la sua autostima man mano è aumentata.

Leo è un bambino dolcissimo che utilizzava un atteggiamento giullaresco per mascherare le proprie insicurezze.

Aveva timore a giocare a carte, perché si sentiva solo davanti al mazzo e pensava di non essere in grado di fare le mosse giuste.

Apprendere con i giochi: Genus

Per un lungo periodo abbiamo utilizzato le carte di Genus per fare partite a carte scoperte, in modo che io potessi aiutarlo a capire quale carta fosse meglio utilizzare. Talvolta facevo in modo che vincesse, per farlo sentire capace e soddisfatto e lui, a quel punto, tirava fuori la sua modalità giullaresca, come a volermi prendere in giro perché avevo perso.

L’ho portato a riflettere su questa sua modalità che, probabilmente, lui aveva subito diverse volte dai compagni e dal fratello maggiore e che, a sua volta, voleva riversare su un “perdente”.
Il tutto si è ridimensionato quando abbiamo iniziato a giocare a carte coperte perché, nel frattempo, lui aveva acquistato confidenza con il gioco e con le proprie capacità.

A quel punto, piuttosto che perdere tempo e concentrazione a fare lo sciocco, si concentrava a fare le mosse giuste per vincere e, gradatamente quell’atteggiamento si è ridimensionato. Questo ci insegna che nella didattica ludiforme, il bambino ha un ruolo attivo nel proprio processo di apprendimento, favorendo lo sviluppo di auto-efficacia, auto- regolazione, auto- determinazione, e contribuendo a migliorare i comportamenti disturbanti.

Inoltre, ho potuto anche smettere di farlo vincere sempre.

Ora le nostre partite a Genus sono molto piacevoli, oltre ad avergli permesso di ampliare enormemente il suo vocabolario e la sua capacità di categorizzazione, anche se ogni tanto mi dice ancora: “Mela non è una verdura, vero?” E ridiamo insieme…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *